Le variabili che compongono il rating bancario sono molteplici e si possono dividere in variabili di tipo quantitativo e variabili di tipo qualitativo.
Rating Bancario: variabili quantitative
- Dati di Bilancio: comprendono indicatori come il livello di patrimonializzazione (ossia il rapporto tra patrimonio netto e totale attivo), il leverage finanziario, il margine di struttura, il capitale circolante netto (CCN), EBITDA, il trend dei ricavi e la struttura dei costi.
- Analisi Patrimoniale, economica e finanziaria: valutazione della solidità patrimoniale, della redditività e della sostenibilità finanziaria dell’impresa.
- Andamento in Centrale Rischi e CRIF (Centrale Rischi Intermediazione Finanziaria): storico dei rapporti con il sistema bancario, puntualità nei pagamenti, eventuali segnalazioni negative.
- Gestione andamentale del rapporto banca-impresa: come l’azienda gestisce i propri affidamenti e la relazione con le banche.
- Indicatori specifici: patrimonializzazione (CET1 ratio), liquidità (LCR), copertura dei crediti deteriorati, cost/income, ROE, esposizione al rischio di credito e di mercato.
Rating Bancario: variabili qualitative
- Settore di appartenenza e posizionamento di mercato: valutazione del contesto competitivo e della posizione dell’azienda rispetto ai concorrenti.
- Qualità del management e della governance: esperienza, affidabilità e struttura organizzativa del team di gestione.
- Business model e strategie aziendali: sostenibilità e chiarezza del modello di business e delle strategie di crescita.
- Relazioni con clienti, fornitori e stakeholder: qualità e stabilità delle relazioni commerciali e istituzionali.
- Storia aziendale e reputazione: track record dell’azienda e percezione sul mercato.
In questo articolo tratteremo nello specifico
- Dati periodici di Bilancio
- Analisi Patrimoniale
- Livello di Patrimonializzazione
- Leverage Finanziario
- Margine di Struttura
- Capitale Circolante Netto (CCN)
- Analisi Economico Finanziaria
- EBITDA
- Analisi Patrimoniale
Dati periodici di Bilancio
I dati periodici di bilancio sono una variabile quantitativa fornita dall’azienda con il deposito del bilancio in Camera di Commercio (società di capitali).
L’analisi dei dati è l’elemento fondamentale nella determinazione dei rating delle medie e grandi imprese. I dati di bilancio assumono rilevanza inferiore invece per le piccole e microimprese.
Tutte le informazioni di tipo patrimoniale, economico e finanziarie presenti nel bilancio aziendale concorrono insieme nella formazione del giudizio finale espresso dal rating.
Le informazioni (di bilancio) vengono classificate e divise in:
- Analisi Patrimoniale
- Analisi Economica e Finanziaria.
Analisi Patrimoniale
L’analisi patrimoniale mira a valutare i dati patrimoniali dell’impresa e la loro composizione partendo da una riclassificazione secondo lo schema finanziario. L’attivo (impieghi) e il passivo (fonti) di bilancio sono posti a confronto con lo scopo di verificare gli equilibri interni.
Gli impieghi sono classificati in base alla possibilità di conversione monetaria nel tempo, partendo dagli impieghi meno liquidi (immobilizzazioni) agli impieghi più facilmente monetizzabili (capitale circolante).
Livello di patrimonializzazione
Uno dei primi indicatori patrimoniali presi in considerazione dai sistemi di rating è il livello di patrimonializzazione:

Tale indicatore viene misurato come rapporto tra patrimonio netto e totale attivo ed indica la distribuzione delle fonti di finanziamento tra equity e debito.
Maggiore è il rapporto di patrimonializzazione migliore sarà il rating attribuito dalla banca, a parità di altre condizioni.
Bassi livelli di patrimonializzazione indicano di conseguenza elevati livelli di indebitamento.
La prassi bancaria considera un buon livello di patrimonializzazione quando si è in presenza di un equity (patrimonio netto) pari ad almeno il 25% del totale attivo.
I modelli di rating di alcuni dei più grandi Istituti bancari nazionali considerano come fattore negativo un elevato valore delle immobilizzazioni immateriali. L’indicatore di patrimonializzazione diventa di conseguenza come rapporto del patrimonio netto e totale attivo al netto delle immobilizzazioni immateriali, ossia il valore delle immobilizzazioni immateriali viene sottratto dal patrimonio netto e dal totale attivo.
Leverage Finanziario
Strettamente legato al livello di patrimonializzazione è il grado di leverage finanziario. Il leverage finanziario può essere misurato in diversi modi, includendo tutti i debiti oppure solamente i debiti finanziari/bancari:

Il leverage finanziario fornisce il grado di indebitamento finanziario in confronto al patrimonio netto. Questo dato indica quanto debito ha contratto l’azienda a fronte di 1€ di equity. Tale valore per considerarsi ottimale non dovrebbe essere superiore a 4. A fronte di 1€ di equity l’azienda non deve avere debiti finanziari superiori a 4€. Il superamento di tale soglia può portare ad un peggioramento di rating a parità di altre condizioni.
Margine di Struttura
Il margine di struttura indica il grado di copertura dell’attivo fisso con equity (margine di struttura primario). In caso l’equity non fosse sufficiente a coprire l’attivo fisso è preferibile una copertura delle immobilizzazioni nette con equity e finanziamenti a MLT (passività consolidate).
Margine di struttura = Equity + Passività a MLT
In caso di una struttura patrimoniale, dove l’equity e le passività consolidate non fossero sufficienti a coprire le immobilizzazioni nette siamo in presenza di uno squilibrio verso fonti a breve termine. Questo ha un effetto negativo sul rating attribuito dalla banca, a parità di altre condizioni.
Capitale Circolante Netto (CCN)
Un altro indicatore patrimoniale importante è il capitale circolante netto (CCN) calcolato come la differenza tra attivo circolante (crediti, magazzino e disponibilità liquide) e passivo a breve termine (debiti verso fornitori, debiti bancari a breve termine e altri debiti a 12 mesi).
Il capitale circolante netto indica la misura dell’equilibrio finanziario nel breve termine. In particolare
- un CCN>0 indica un’adeguata copertura delle passività a breve con l’attivo circolante;
- un CCN<0 evidenzia uno squilibrio finanziario verso il breve termine. In questo caso il passivo corrente è maggiore dell’attivo circolante. In caso di richieste di rientro sui fidi bancari l’azienda potrebbe trovarsi in difficoltà. Un CCN<0 ha conseguenze negative sul rating, a parità di altre condizioni.
Analisi Economico Finanziaria
L’analisi del conto economico mira a valutare la capacità dell’azienda di generare reddito, attraverso la gestione dei diversi fattori di produzione utilizzati.
EBITDA
Il termine EBITDA (Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortization) è un indicatore finanziario che misura il risultato operativo di un’azienda prima degli interessi passivi, delle imposte, degli ammortamenti e delle svalutazioni. In pratica, rappresenta la redditività operativa di un’azienda, ossia il reddito generato dall’attività, escludendo gli effetti della struttura finanziaria, della fiscalità e delle politiche di ammortamento.
Il calcolo di questo indicatore è particolarmente facile se utilizziamo lo schema civilistico di conto economico. Il calcolo parte dall’utile d’esercizio, si sommano le imposte, il saldo della gestione finanziaria e gli ammortamenti.

L’EBITDA assume un’importanza fondamentale in quanto indica la redditività caratteristica di un’azienda prima della gestione finanziaria e fiscale. L’EBITDA è molto utilizzato per valutare la capacità di un’azienda di generare liquidità e profitti dalle sue operazioni core, fornendo una misura più “pulita” della redditività operativa rispetto all’utile netto.
Una volta calcolato viene posto in rapporto con altre grandezze del conto economico e dello stato patrimoniale per ottenere una serie di altri indicatori molto utilizzati dalle banche nei sistemi di rating interno.
I principali indicatori derivanti dal rapporto dell’EBITDA con altre grandezze di bilancio sono EBITDA/VENDITE, PFN/EBITDA, DSCR.
Togliendo al margine operativo lordo gli ammortamenti, gli accantonamenti e le svalutazioni otteniamo il reddito operativo EBIT, che viene utilizzato in rapporto ad altre grandezze di bilancio (ad esempio, la redditività del capitale investito).
Ai fini dell’attribuzione del rating, le medesime variabili di conto economico sono raffrontate con i valori espressi (dall’azienda) nel tempo. Si ottiene così una valutazione e un raffronto temporale nota come analisi di trend.
Il primo raffronto si ha sul valore della produzione, che comparato con gli anni precedenti, ci indica se l’azienda è in una fase di espansione, stabilità o contrazione dei volumi.
La riclassifica di bilancio permette successivamente di mettere a confronto l’andamento della marginalità negli anni attraverso un raffronto dell’EBITDA ed EBIT con i valori espressi gli anni prima. I valori di marginalità vengono poi raffrontati al fatturato del rispettivo esercizio, ottenendo così degli indici che ci mostrano il confronto e l’andamento nel tempo.
Conoscere quali sono le variabili che compongono il Rating è decisamente importante, ma è altresì fondamentale dotarsi di strumenti per poter monitorare costantemente il Rating della propria azienda, come per esempio la funzionalità Monitoraggio Rating Bancari propria della nostra piattaforma fintech KALAWAY, progettata per connettere le banche con le imprese.
