La tecnologia blockchain, meglio conosciuta come la tecnologia alla base delle criptovalute, rappresenta una delle più importanti innovazioni digitali degli ultimi anni, che sta incidendo in maniera significativa sul mondo Fintech.
La tecnologia Blockchain
Blockchain è una catena di blocchi digitali, ciascuno contenente un insieme di transazioni. Questi blocchi sono collegati tra loro in ordine cronologico, formando una catena continua. Ogni blocco contiene i dati delle transazioni effettuate, un codice univoco (hash) che identifica il blocco e garantisce la sua integrità, l’hash del blocco precedente, creando così una sequenza di blocchi ininterrotta.
La tecnologia Blockchain utilizza la crittografia per collegare e proteggere questi blocchi, in modo che una volta aggiunte le informazioni alla catena, queste non possano più essere alterate o cancellate.
Tale infrastruttura tecnologica è quindi in grado di garantire un sistema trasparente ed accurato di registrazione delle transazioni, sicuro, immutabile nel tempo e decentralizzato.
La Blockchain è inclusa nella più ampia famiglia delle Distributed Ledger Technologies, ossia sistemi che si basano su un registro distribuito, che può essere letto e modificato da più nodi (computer) di una rete. Non è richiesto che i nodi coinvolti, distribuiti in zone diverse del mondo, conoscano l’identità reciproca o si fidino l’uno dell’altro.
Infatti, per garantire la coerenza tra le varie copie, l’aggiunta di un nuovo blocco è globalmente regolata da un protocollo condiviso. Una volta autorizzata l’aggiunta, ogni nodo aggiorna la propria copia privata. Poiché ogni nodo del sistema ha una copia del file Blockchain, gli utenti possono rapidamente individuare eventuali discrepanze: primo segnale di tentativi di frode o di hacking.
Grazie a tali caratteristiche, la Blockchain è considerata pertanto un’alternativa in termini di sicurezza, affidabilità, trasparenza e costi alle banche dati e ai registri gestiti in maniera centralizzata da autorità riconosciute e regolamentate (pubbliche amministrazioni, banche, assicurazioni, intermediari di pagamento)
Dal Bitcoin alle Criptovalute
La prima blockchain fu introdotta, nel 2008, ad opera di Satoshi Nakamoto (pseudonimo di una persona o un gruppo di persone la cui identità e tutt’ora ignota) e implementata l’anno seguente, con l’obiettivo di fungere da “libro mastro” (registro di tutte le transazioni) della nascente valuta digitale: il Bitcoin.
Nel 2009 la creazione di Satoshi Nakamoto, il Bitcoin, fu utilizzata per la prima volta per l’acquisto di un bene fisico: una pizza.
Il Bitcoin è una delle prime valute digitali a utilizzare la tecnologia peer-to-peer per facilitare i pagamenti istantanei. Le transazioni vengono elaborate da individui e società indipendenti– i cd. bitcoin “miners”- che possiedono la potenza di calcolo necessaria per registrare i dati sulla blockchain.
Il protocollo stabilito dal creatore, Satoshi Nakamoto, prevede che un massimo di 21 milioni di bitcoin possono essere estratti in totale. Ad oggi sono già stati rilasciati più di 18 milioni di bitcoin e quindi ne restano meno di 3 milioni da estrarre.
Il limite imposto nella quantità di bitcoin fa di questa criptovaluta una nuova riserva di valore, una specie di oro digitale. Proprio come l’oro, infatti, il bitcoin è scarso e durevole nel tempo.
Negli ultimi anni il mondo delle criptovalute è letteralmente esploso, tanto che oggi se ne contano più di 8000. La caratteristica comune di tutte le criptovalute è nel paradigma basata sulla blockchain: non necessitano per la loro creazione di una Istituzione Centrale, né per la loro trasmissione di intermediari finanziari. Le criptovalute vengono create mediante un algoritmo e trasmesse per mezzo di una piattaforma tecnologica in modalità peer-to-peer.
Le criptovalute generalmente sono caratterizzate da un’alta volatilità, in quanto il loro valore si basa essenzialmente sulla dinamica domanda/offerta, non avendo un sottostante che ne determini il valore e non avendo un soggetto centrale che ne stabilisca la politica monetaria.
Il numero di monete in circolazione è infatti regolato da un algoritmo inscritto nel protocollo. Dunque non è possibile calibrare l’offerta di moneta in base alle fluttuazioni della domanda, con una conseguente volatilità del prezzo.
Le Stablecoin
Le Stablecoin sono una tipologia differente di criptovalute il cui valore è stabile perché ancorato al valore di una specifica moneta corrente o di un paniere definito di valute correnti.
Proprio grazie alla “volatilità zero” le stablecoin si stanno sempre più affermando come forma di pagamento peer-to-peer. Questo significa che tra chi invia denaro e chi lo riceve non c’è nessun intermediario e la ricezione avviene pressoché istantaneamente. Anche i costi sono relativamente molto bassi. Inoltre, queste criptovalute iniziano a prendere piede anche nelle transazioni B2B, poiché consentono di movimentare masse monetarie importanti in tempi immediati e con costi di fatto nulli.
La BCE è allo studio dell’euro digitale, che per ora solo un progetto, ma fa già discutere il mondo finanziario che si divide tra chi ne intravede le enormi opportunità per la difesa e il rafforzamento dell’Europa anche da un punto di vista geopolitico e chi invece evidenzia i rischi di disintermediazione del sistema bancario che conseguirebbero alla possibilità per ogni cittadino europeo di avere un deposito digitale. Come la BCE, anche la Fed sta studiando la misura, mentre la Banca Centrale Cinese è già in fase di test In generale, tutte le banche centrali stanno valutando l’introduzione delle CBDC, Central Bank Digital Currencies, cioè di fatto “stablecoin di Stato” agganciate alla valuta a corso legale del Paese ed emesse dalla Banca Centrale, diverse dalle stablecoin già presenti sul mercato che invece poggiano su un soggetto di diritto privato.
Tokenizzazione degli Asset
Finora abbiamo parlato del ruolo delle criptovalute, la prima forma di denaro nativamente digitale reso possibile dalla tecnologia blockchain.
Ancor più innovativa è la traduzione degli asset fisici in asset digitali, resa ancora una volta possibile dalla tecnologia blockchain. Questa consente infatti di creare un oggetto digitale, definito “token”, che univocamente può rappresentare nel mondo digitale qualsiasi bene fisico.
La tokenizzazione degli assets, specialmente assets tipicamente illiquidi, permette poi lo scambio dei token in mercati secondari aumentandone così la liquidità e consente inoltre di rendere qualsiasi asset reale estremamente frazionabile.
Due aree di particolare interesse nell’ambito della tokenizzazione sono il settore immobiliare e dell’arte. Anziché richiedere grandi investimenti, la tokenizzazione permette di investire piccole somme in opere d’arte o in uno specifico immobile (anche un solo mattone di un edificio) a cui si è interessati, pur consentendo in ogni momento la vendita futura. È previsto che la tokenizzazione renderà il settore finanziario più accessibile e rapido, attraverso il potenziale sblocco di trilioni di euro rappresentati da assets attualmente illiquidi.
Sebbene nel mondo Fintech ci sia un entusiasmo ed aspettative molto elevate sulla blockchain e la crypto economy, presumibilmente questa tecnologia impiegherà alcuni anni per diventare un modello finanziario di riferimento.
Come, e forse più di altre tecnologia emergenti, la Blockchain sta ponendo alcune sfide a livello normativo, fiscale e addirittura macroeconomico che devono essere affrontate e risolte per sfruttare appieno il suo potenziale nel settore dei servizi finanziari.