Negli ultimi anni si è sentito parlare molto di Economia Circolare, un modello che sta prendendo sempre più piede tra i Paesi dell’Unione Europea, decisi ad attuare un’importante agenda di misure per salvaguardare il pianeta.
Quando si parla di economia circolare, ci si riferisce nello specifico a un sistema economico pianificato per riutilizzare i materiali in successivi cicli produttivi, riducendo gli sprechi.
Il concetto di economia circolare nasce dunque dal desiderio di implementare una crescita sostenibile, in contrasto con la pressione crescente a cui produzione e consumi sottopongono le risorse del nostro pianeta e l’ambiente. Finora, l’economia ha infatti funzionato con un modello “produzione-consumo-smaltimento”, un modello lineare dove ogni prodotto è inesorabilmente destinato ad arrivare a “fine vita” e diventare un rifiuto.
Il (tradizionale) modello economico lineare si basa sul dispendio di grandi quantità di risorse ed energia ed è sempre meno adatto alla realtà in cui ci troviamo ad operare. Rispetto al ventennio 1960-1980, nel ventennio successivo, 1980- 2000, la domanda di risorse naturali non rinnovabili a livello mondiale è cresciuta del 50%, ma nel quindicennio ancora successivo (2000-2014) tale domanda è cresciuta dell’80%. Ad oggi, l’impronta ecologica dell’umanità supera la bio capacità della Terra, ovvero vengono consumate più risorse di quelle che il nostro pianeta è in grado di generare in un anno, andando così a sottrarre le risorse spettanti alle generazioni future (vd. Overshoot day).
Lo sviluppo di un’economia circolare non solo richiederà molti anni, ma anche l’attuazione di grossi finanziamenti. Fortunatamente però,
il settore finanziario sta rispondendo bene alla richiesta di sostegno del mondo imprenditoriale a favore di un’implementazione più massiccia dell’economia circolare, attraverso obbligazioni verdi e sostenibili.
Tale tendenza è confermata da un illustre report della Fondazione Ellen MacArthur “Financing the Circular Economy – Capturing the opportunity”, secondo cui i finanziamenti e investimenti per un sistema ‘zero rifiuti’ stanno prendendo sempre più piede.
Puntare solo sulla transizione energetica – continua il report– non è più sufficiente, poiché vorrebbe dire ignorare il 45% delle emissioni di gas effetto serra globali risultanti dalle attività industriali per produzione di prodotti e alimenti. Va ricordato inoltre che sfidare il sistema lineare non porterebbe solo benefici ambientali, ma anche opportunità di crescita. È per questo che sempre più aziende mettono in pratica strategie circolari per ridurre i costi ed aumentare le entrate. Lo conferma un’analisi della Commissione Europea, secondo cui misure come una migliore progettazione ecocompatibile, la prevenzione e il riutilizzo dei rifiuti possono generare, in tutta l’UE, risparmi netti per le imprese fino a 604 miliardi di euro, ovvero l’8% del fatturato annuo, riducendo al contempo le emissioni totali annue di gas a effetto serra del 2-4 %. In generale, attuare misure aggiuntive per aumentare la produttività delle risorse del 30% entro il 2030 potrebbe quindi far salire il PIL di circa l’1% e creare oltre 2 milioni di posti di lavoro rispetto a uno scenario economico abituale.
Economia Circolare in Italia
L’agevolazione è rivolta a imprese che svolgono attività industriali, agroindustriali, artigiane, servizi all’industria e centri di ricerca, per un totale messo a disposizione di oltre 200 milioni di euro. Inoltre, una fetta importante dei mille miliardi di euro del Green Deal Investment Plan europeo è destinata all’economia circolare, mentre la Banca Europea degli investimenti (BEI) ha messo a disposizione quasi 2,5 miliardi di euro di credito per progetti circolari e 100 milioni di euro a favore del Fondo europeo per la bioeconomia circolare (European Circular Bioeconomy Fund).
Ad ogni modo, all’interno del contesto europeo l’Italia sta facendo bene la sua parte: per il terzo anno consecutivo si conferma la prima in Europa nel campo del riciclo. Lo rivela il terzo “Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia 2021”, preparato dal CEN-Circular Economy Network (la rete promossa dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile assieme a un gruppo di aziende e associazioni di impresa) e da Enea, e presentato stamani. Sommando i punteggi di ogni settore dell’economia circolare, l’Italia è prima con 79 punti, seguita dalla Francia con 68 e dalla Germania e Spagna con 65. Nella produzione circolare il nostro Paese ottiene 26 punti, con un distacco di 5 punti dalla Francia.
Anche per la produttività delle risorse siamo in testa alla classifica: ogni kg di risorsa consumata genera in Italia 3,3 euro di Pil, contro una media europea di 1,98 euro.
Per le imprese, l’adozione di un modello circolare sostenibile comporterà inevitabilmente l’implementazione di nuovi processi produttivi, come aumentare l’efficienza nell’uso delle materie prime; migliorare la logistica degli approvvigionamenti e della distribuzione o ridurre al minimo la produzione di scarti di lavorazione. Anche il design dei prodotti è destinato a cambiare, con lo scopo di aumentarne la sostenibilità e il riutilizzo.
Alcuni dei nuovi requisiti che molto probabilmente dovranno rispettare i prodotti comprendono:
- La riciclabilità, per favorire il più possibile il recupero e il riutilizzo dei materiali, evitando di avere componenti multimaterici con incastri irreversibili che non possono essere avviati al processo di riciclo.
- La modularità: la progettazione prodotti dovrà favorire il più possibile la sostituzione delle parti, il recupero e il riuso di assiemi e sottoassiemi.
- La riparabilità e la manutenzione: permettere la sostituzione delle parti tecnologicamente obsolete o danneggiate così da allungare del ciclo di vita del prodotto
È importante che il sistema economico, nel suo complesso, entri sempre più nell’ottica dell’economia circolare e abbandoni progressivamente il modello di produzione lineare, che per troppi anni ha abusato delle risorse del nostro pianeta: maggiore sarà la velocità di adozione del modello circolare, infatti, più possibilità avremo nella lotta contro l’emergenza climatica. Ma non solo: come abbiamo visto, l’implementazione di processi produttivi circolari determinerebbe effetti economici positivi per l’intero sistema produttivo.