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  • 25 Giu, 2021
  • By Marketing Kalaway

Bilancio depositato 2020: cosa aspettarsi?

Sta per concludersi il periodo di deposito dei bilanci d’esercizio e consolidati relativi al 2020. Vediamo cosa aspettarsi!

Con l’emergere della crisi sanitaria nello scorso anno, molte aziende hanno dovuto ridurre parzialmente o totalmente la propria capacità operativa e produttiva, per un tempo più o meno lungo. Di conseguenza appare evidente come il 2020, per i bilanci delle imprese, possa essere considerato un esercizio non ordinario.
Ci sembra dunque opportuno fare alcuni ragionamenti sul documento principe della comunicazione aziendale, il bilancio di esercizio, che quest’anno, più che in altri anni, rappresenterà una delle cartine tornasole del periodo storico eccezionale scandito dall’avvento della pandemia.
Diversamente da tipici shock macroeconomici, lo shock COVID-19 ha colpito i differenti settori produttivi con diversi gradi di severità: alcune aziende sono state gravemente colpite dal lockdown e dall’attivazione dei requisiti di distanziamento sociale, mentre altri, come quelli nelle industrie ad alta tecnologia ed industrie alimentari, hanno persino prosperato durante il periodo di confinamento.
Ad ogni modo, per la maggior parte delle imprese, il bilancio 2020 risentirà sicuramente degli eventi negativi legati alla pandemia e, l’obiettivo di questo articolo, è quello di formulare delle previsioni sulle voci e sugli indici di bilancio che ne saranno maggiormente influenzati.
L’epidemia di Coronavirus ha causato un significativo deterioramento delle condizioni economiche e introdotto, in alcuni casi, incertezza nella continuità aziendale, intesa come la capacità dell’azienda di continuare a costituire un complesso economico funzionate destinato alla produzione di reddito per un prevedibile arco temporale futuro.
Per mitigare i danni della crisi e mettere al riparo il più possibile la continuità aziendale, numerosi sono stati gli specifici provvedimenti riguardanti i principi di redazione del bilancio.
In particolare, con il DL 104/2020 convertito dalla Legge 126/2020 (il cd. “Decreto Agosto”), il legislatore ha consentito la rivalutazione dei beni, volta ad aiutare le società a patrimonializzarsi a costi molto contenuti, e la possibilità di sospensione degli ammortamenti di tutte le immobilizzazioni (materiali e immateriali) per coloro che “non adottano i principi contabili internazionali”.
Inoltre, la legge di Bilancio 2021 ha previsto che la perdita dell’esercizio in corso al 31 dicembre 2020 risultante in bilancio possa essere “congelata” ai fini della protezione del capitale sociale, concedendo alle società cinque anni di tempo per riassorbire tale perdita, tramite gli utili degli esercizi successivi o, nella peggiore delle ipotesi, tramite futuri aumenti di capitale.
Le misure di sostegno qui descritte hanno tutte come obiettivo quello di preservare il più possibile il valore del patrimonio netto delle imprese. Tuttavia, l’emergenza Covid inciderà sicuramente in maniera negativa su altri indicatori aziendali: molte imprese hanno infatti registrato un inevitabile calo del fatturato: un dato esemplificativo è il calo del fatturato dell’industria, che nel 2020 registra un -11,5% (il dato peggiore dal 2009).
Tale calo si estenderà con ogni probabilità ad una riduzione del margine operativo lordo (o EBITDA), una componente significativa largamente utilizzata nella valutazione di un’azienda e nel calcolo di molti indici di bancabilità.
Un’altra conseguenza della recessione indotta dalle restrizioni sanitarie è stato l’eccessivo ricorso delle imprese all’indebitamento: tra gennaio e settembre 2020, i flussi dei nuovi debiti finanziari delle imprese italiane sono aumentati, avvicinandosi a 50 miliardi di euro.
La forte contrazione della redditività, unita al maggiore indebitamento, si rifletterà molto probabilmente in un peggioramento della capacità di sostenere il servizio del debito. Detto in altre parole, si assisterà ad una riduzione del merito creditizio delle imprese.
Per fare un esempio, un indice di riferimento nella formulazione dei rating attribuiti alle imprese dalle banche e che probabilmente subirà un deterioramento sarà la Leva 6 (PFN/EBITDA). La Posizione Finanziaria Netta – l’ammontare dei debiti finanziari al netto delle disponibilità liquide- è destinata a crescere a causa dell’aumento dell’indebitamento sperimentato nel corso del 2020.
Tale aumento, combinato con la riduzione dell’EBITDA, farà esplodere questo rapporto, con conseguenze importanti nella valutazione del rating e nella futura capacità di accedere al credito. Ricordiamo infatti che il valore-soglia, secondo gli Asset Quality review della BCE è 6 oltre al quale un’impresa debitrice passa da Stage 1 a Stage 2.
Un discorso simile può essere fatto nel calcolo del Leverage finanziario, inteso come il grado di indebitamento finanziario in rapporto al patrimonio netto. Tale valore per considerarsi ottimale non dovrebbe essere superiore a 4, a significare che a fronte di 1€ di equity l’azienda non deve avere debiti finanziari superiori a 4€. Tuttavia, l’aumento del debito determinerà ancora una volta il superamento di tale soglia, portando così ad un potenziale declassamento del rating.
Con il graduale e auspicato ritorno verso la normalità, nella valutazione dei rating bancari e dei nuovi finanziamenti da erogare, gli istituti di credito dovranno tenere conto dei dati consuntivi contenuti nel bilancio 2020, figli di una situazione di affaticamento generato dall’emergenza. Questo potrebbe indebolire la capacità futura delle imprese ad accedere a nuovo credito. Tuttavia, è anche vero che l’attenzione degli istituti di credito si potrebbe spostare un po’ di più verso i dati previsionali, che probabilmente incorporeranno l’effetto della ripresa economica prevista negli anni a venire.

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