Categoria: Blog
  • 02 Lug, 2021
  • By Marketing Kalaway

La Green Finance e il ruolo centrale dell’UE

I cambiamenti climatici rappresentano una sfida ineludibile che il sistema economico è chiamato ad affrontare nei prossimi decenni. Anche il sistema finanziario gioca un ruolo importante!

Diversi settori dell’economia globale stanno iniziando a diventare sempre più sensibili a questa tematica e tra questi, il sistema finanziario già da qualche anno sta trainando la transizione verso un’economia più sostenibile.
Nel corso dell’ultimo decennio, si registra infatti un’accelerazione importante dell’impegno finanziario in chiave green, al punto che è stato coniato il termine “finanza verde” (in inglese “green finance”) per indicare un sistema finanziario focalizzato sul supporto verso investimenti e politiche che mirano alla difesa dell’ambiente e del clima.

Nell’articolo, in particolare vedremo:


 

Le attività a sostengo della crescita economica

Le attività a sostegno della crescita economica e che al contempo riducono le pressioni sull’ambiente comprendono ad esempio:

  • Lo sviluppo di energie rinnovabili
  • La gestione responsabile dei rifiuti
  • Progetti che proteggono la biodiversità
  • Progetti che riducono i gas serra, l’inquinamento e la deforestazione
  • Il Green lending, ovvero la canalizzazione dei fondi verso progetti sostenibili
  • Il Green equity Investment, ossia investire in imprese che proteggono l’ambiente

Alla finanza viene dunque chiesto di promuovere i valori della sostenibilità attraverso la produzione di strumenti in grado di avere un impatto positivo sull’ecosistema.

La prima obbligazione verde, denominata “Climate Awareness Bond” (CAB), è stata lanciata dalla Banca Europea degli Investimenti (BEI) nel 2007 con lo scopo di finanziare progetti che proponessero soluzioni ai cambiamenti climatici (Forum per la finanza sostenibile, 2017). Tale strumento, chiamato comunemente “green bond” si configura come un’obbligazione a “doppio impatto”: da un lato, offre ritorni finanziari al pari di qualunque altro titolo obbligazionario e, dall’altro, garantisce ritorni in termini ambientali poiché finanzia attività e progetti con ricadute positive sull’ambiente e sul clima.

Da allora, il mercato mondiale dei green bond ha assistito ad una crescita esponenziale. Nonostante un 2020 in frenata a causa del Covid-19, si ritiene verosimile una rinnovata corsa alle obbligazioni verdi nel 2021, trainata dalle dichiarazioni dei principali leader mondiali per una ripresa sostenibile. Secondo le stime più recenti governi e corporations dovrebbero emettere 350 miliardi di dollari di «debito verde» nel 2021, il 50% in più del totale raccolto nel 2020 (figura 1).


 

Il ruolo dell’Unione Europea

L’Unione Europea è da molti anni in prima fila nella sfida globale della crisi climatica e continua tutt’oggi a ricoprire un ruolo centrale: risale proprio a due giorni fa, 30 giugno 2021, l’ultima firma necessaria per l’entrata in vigore della prima Legge europea sul clima, che ha fisato due nuovi obiettivi nell’ottica di mitigare gli effetti del riscaldamento globali, ovvero il taglio delle emissioni inquinanti di gas serra del 55% (rispetto ai valori del 1990)entro il 2030, per poi raggiungere la neutralità climatica in tutto il continente entro il 2050.

Per via di obiettivi così sfidanti e delle notevoli risorse finanziarie necessarie per realizzarli, si prevede che negli anni a venire assisteremo al boom di un particolare strumento finanziario green, il transition bond (in italiano “bond di transizione”), o meglio, della transizione energetica. Ci si aspetta infatti che le società dei combustibili fossili e altri grossi emettitori privati, fino a poco tempo fa in gran parte esclusi dalla vendita di obbligazioni verdi, inizieranno a collocare sul mercato questo nuovo tipo di obbligazione così da poter finanziare i propri sforzi verso la decarbonizzazione.

La svolta europea della finanza verso il mondo green passa anche per le banche: le linee guida sui rischi climatici finanziari, pubblicate nello scorso novembre 2020 dalla Banca Centrale Europea prevedono che gli istituti creditizi integrino i rischi climatici ed ambientali nei loro processi interni di analisi e gestione del rischio.

Inoltre, dal 2022, l’EBA richiederà la pubblicazione del nuovo indice GAR (Green Asset Ratio), rappresentante la quota di crediti green -crediti green-asset delle banche che finanziano attività sostenibili dal punto di vista ambientale – sul totale dall’attivo. Quindi, non più solo Npl ratio o Cet1 ratio: per valutare l’efficienza di una banca in Europa, entro pochi mesi investitori, clienti e agenzie di rating guarderanno anche al nuovo indicatore. L’Authority, in vista dell’obiettivo zero emissioni al 2050, vuole spingere gli istituti di credito affinché avviino fin da subito una allocazione dei prestiti che tenga conto della sostenibilità dell’attività a cui erogare fondi.

Una grande sfida per gli investimenti green resta la trasparenza, per permettere agli investitori di valutare correttamente gli impatti reali di ogni finanziamento. Non sempre questi riescono a capire fino in fondo quale sarà la destinazione dei propri fondi, né tantomeno a valutare correttamente gli impatti reali di ogni finanziamento, con il conseguente rischio di finanziare attività di greenwashing. Tuttavia, una attenzione via via crescente è posta proprio sui criteri che devono rispettare i finanziamenti green per poter essere considerati tali.

La CBI (Climate Bond Initiative), una costola dell’Icma (l’International Capital Market Association, che è portavoce e referente globale degli emittenti di bond) è un’organizzazione europea che aggiorna periodicamente il «codice verde» per gli investimenti, definendo procedure trasparenti in grado di identificare: la destinazione d’uso dei proventi, i processi di valutazione e selezione dei progetti, la loro gestione e il successivo reporting al mercato. In questo modo i titoli che soddisfano questi standard vengono certificati come green dall’ICMA, un riconoscimento che funge da garanzia contro comportamenti fraudolenti finalizzati a perseguire un ambientalismo puramente di facciata (il sopracitato greenwashing) da parte di industrie inquinanti.

I Green Bond

Fonte: Sole 24ore


 

Fonti

Sole 24ore

Forum per la finanza sostenibile (2017) 

Sole 24ore

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