La sostenibilità rappresenta ormai un fattore ineludibile per la competitività delle imprese e per lo sviluppo del sistema economico in generale.
All’interno della tematica ESG sono ricompresi anche aspetti sociali e di governance, ma l’attenzione attualmente è rivolta soprattutto alle problematiche ambientali.
L’Unione Europea si trova in prima linea nella promozione di un’economia a ridotti impatti climatici, tanto che la stima è di 180 miliardi di euro all’anno necessari nel periodo 2021-2027 per finanziare il Green Deal UE, ovvero l’insieme di politiche proposte dalla Commissione Europea per raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050. L’imponenza degli interventi economici previsti a favore della transizione energetica ed ecologica è confermata anche dal PNRR italiano (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), che avrà il compito di traghettare il nostro Paese verso un’economia più sostenibile e “green”.
Risulta quindi necessario il coinvolgimento non solo delle imprese, ma anche di tutto il sistema bancario e finanziario al fine di indirizzare risorse adeguate verso attività a minor impatto ambientale.
In questo articolo proseguiamo l’approfondimento sui temi ESG e sulla
situazione nel nostro Paese presentando le
sfide che attendono il panorama italiano nel prossimo futuro, dato che a partire da quest’anno per tutti gli attori economici diventeranno sempre più forti le spinte verso l’adeguamento ai criteri green.
Il sistema bancario e il Green Asset Ratio
Dal 2022 le banche dovranno includere un nuovo fattore nelle valutazioni per la concessione di credito alle imprese: l’allineamento delle attività aziendali alla tassonomia UE, che è stata approvata dal Parlamento Europeo nel 2020 e definisce quando un’attività economica può essere considerata “ecosostenibile”. In particolare, gli organismi di vigilanza europei (EBA e BCE) stanno spingendo sempre più le banche a adeguare le proprie strategie di business all’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 e, a partire da gennaio 2023, richiederanno loro la comunicazione di un nuovo indice, il Green Asset Ratio (GAR). Esso rappresenta la quota delle attività del portafoglio bancario (inclusi i prestiti e le anticipazioni, i titoli di debito e gli strumenti di capitale) che sono allineate alla tassonomia UE, rispetto al totale delle attività della banca.
La direzione pertanto è quella di favorire nell’allocazione dei prestiti le attività classificate come sostenibili dalla normativa europea, per aumentare la canalizzazione delle risorse verso progetti rispettosi dell’ambiente. Le banche avranno forti incentivi in questo senso, in quanto un basso GAR potrebbe comportare penalizzazioni anche sul mercato. Naturalmente per calcolare il GAR sarà necessaria la comunicazione da parte delle imprese delle informazioni ESG relative alle proprie attività. Per questo motivo, il rischio è quello di una stretta creditizia in quanto le aziende che non forniranno alle banche i dati richiesti, oppure le cui attività non saranno in linea con la tassonomia europea, potrebbero vedersi ridotto l’accesso al credito oppure dover pagare oneri più elevati per i finanziamenti.
La situazione delle banche italiane
Secondo una ricerca del Politecnico di Milano su un campione significativo di banche italiane, alla fine del 2020 il 78% di esse considerava i criteri ESG come un fattore reputazionale e non strettamente collegato al business. La spinta impressa dalle autorità europee forzerà il settore a cambiare approccio, anche se va detto che alcuni Istituti di credito sono attivi già da tempo nel campo della sostenibilità. Intesa San Paolo, per esempio, con i finanziamenti “S-Loans” eroga mutui a tasso d’interesse ridotto per le aziende che si pongono precisi obiettivi di sviluppo sostenibile. Anche Unicredit ha definito strumenti di finanziamento appositi e agevolati a favore di progetti legati ai temi ESG, mentre Banco BPM ha lanciato a marzo 2021 la clausola “Green Factor” sui mutui, la quale prevede uno sconto sul tasso contrattualizzato come premio per l’efficientamento energetico. È stata però Banca Etica la prima nel settore ad aver puntato sulla finanza sostenibile, tanto da avere una società di gestione del risparmio, Etica Sgr, del tutto specializzata sulla sostenibilità.
Le imprese e la corretta comunicazione dei dati ESG
Alla luce di questo quadro normativo, quali sono le implicazioni per le imprese? Sicuramente non è più rimandabile, non solo per le aziende quotate o di grandi dimensioni ma anche per le PMI,
l’impegno verso la transizione ecologica e l’allineamento delle proprie attività ai criteri ESG in generale. La realizzazione di obiettivi di sostenibilità richiede investimenti spesso notevoli e, in certi casi, anche il ripensamento del modello di business (o di alcune sue fasi). Come già discusso in
un precedente articolo della nostra rubrica, comunque, l’attenzione ai temi ESG comporta numerosi vantaggi per l’azienda, specialmente nell’attuale contesto europeo.
Per poter ricevere supporto dal sistema finanziario nel percorso verso la sostenibilità, la sfida chiave per le imprese italiane sarà rappresentata dalla comunicazione dei dati ESG agli Istituti di credito. Per le banche sarà infatti imprescindibile ottenere informazioni accurate e puntuali sulle attività aziendali e sulla misura in cui esse siano allineate alla tassonomia europea, per stabilire quante risorse e a che prezzo erogarle. La questione fondamentale è dunque quella della trasparenza dei dati, che dovranno indicare in modo chiaro e corretto l’impatto sociale ed ambientale delle attività svolte dalle imprese. La posizione sia del settore bancario che di quello industriale è che andranno fatti progressi per favorire la comunicazione soprattutto da parte delle PMI, che rischiano di trovarsi impreparate di fronte a questo scenario. Le principali soluzioni che si propongono sono la standardizzazione e semplificazione delle informazioni richieste e, soprattutto, la diffusione di competenze al fine di aumentare la consapevolezza delle PMI sui temi della sostenibilità.
Fonti
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